Hai problemi di stitichezza?
Estrapolato dalla rivista scientifica Pelviperineologia (Marzo 2021 n. 40)
Percorsi e tappe per il benessere del nostro intestino
L’incontinenza anale è un sintomo caratterizzato dall’impossibilità di controllare volontariamente l’emissione delle feci e dei gas intestinali impedendoci di percepire o meno lo stimolo.
È importante conoscerne le cause e comprendere quali siano i fattori di rischio per inquadrare ogni singolo caso in tutti i suoi molteplici aspetti e provvedere con procedure di tipo conservativo, medico e riabilitativo mirate ad un effettivo ed immediato miglioramento della qualità di vita del singolo paziente e delle persone con cui è a contatto. Pelvi Shop cercherà, attraverso un percorso a tappe, di chiarire alcuni punti fondamentali a riguardo.
INTRODUZIONE
Incontinenza anale o fecale? È corretto definire anale il mancato controllo volontario della defecazione con perdita involontaria continua o ricorrente di feci e/o gas dall’ano. L’American Society of Colon and Rectal Surgeons usa il termine fecale ma precisa di includere l’incontinenza ai gas che ugualmente può compromettere la qualità di vita di chi ne soffre.
Si tratta di una forma di disabilità che colpisce l’1-2% della popolazione, nella fascia di età al di sopra dei 40 anni con incidenza superiore nelle donne (8\1) a causa dei traumi da parto e crea una situazione di grave disagio, sia personale che sociale, tale da compromettere in modo significativo la qualità di vita di chi ne è affetto e diventando a tutti gli effetti un vero e proprio problema sociale o igienico.
Le cause dell’incontinenza sono riconducibili ad una eziologia multifattoriale di per sè indipendente da sesso ed età. Dati recenti hanno dimostrato che l’incontinenza anale tende ad essere sottovalutata dal sesso maschile. Anche se gli uomini utilizzano diverse strategie di adattamento rispetto alle donne e impiegano più tempo prima di cercare aiuto, la gravità dell’incontinenza fecale ed il suo impatto sulla qualità della vita si sono dimostrati simili in entrambi i sessi. L’incontinenza anale, come quella urinaria, non deve essere considerata come una fatale espressione dell’invecchiamento e non va sottovalutata. Purtroppo chi ne soffre avverte un senso di disagio che si trasforma in vergogna, al punto tale da ritardare spesso il momento della diagnosi, al contrario è importante un tempestivo avvio a provvedimenti adeguati a curare o ridurre l’incontinenza. Una diagnosi minuziosa riesce a identificare l’origine del disturbo, e con uno specifico trattamento talvolta, ad arginarlo. Nell’ambito della terapia comportamentale e conservativa l’approccio di prima linea è multimodale, con una corretta informazione, un giusto apporto di fibre, l’impiego di farmaci antidiarroici o anche di lassativi, un programma di riequilibrio del tono della muscolatura pelvica, il miglioramento della sensibilità e della compliance anorettale, il biofeedback, l’elettrostimolazione, le irrigazioni e infine le adsorbenze.
DIETA, ABITUDINI INTESTINALI, FARMACI NEI DISTURBI DA INCONTINENZA
Ma cosa è consigliato mangiare e quali sono le abitudini salutari per il buon funzionamento del nostro intestino, quali gli eventuali farmaci che possono aiutarci? Pelvishop cercherà di fornire alcune indicazioni in merito.
La dieta: deve essere equilibrata con una buona idratazione quotidiana e un adeguato apporto di fibre alimentari (frutta, verdura, crusca, cereali, legumi). Le fibre insolubili, velocizzano il transito intestinale mentre quelle solubili, rappresentano il nutrimento per la flora batterica intestinale (prebiotici): viene favorita l’eliminazione degli acidi biliari, ridotto l’assorbimento degli acidi grassi e dei carboidrati e favorita la proliferazione dei batteri “buoni” (lattobacilli, bifidobatteri). Quando questi penetrano nella mucosa del grosso intestino, contribuiscono alla produzione delle vitamine del gruppo B e K, all’assorbimento del calcio e riducono lo spazio disponibile per microrganismi “nocivi”, stabilendo un “dialogo” col sistema immunitario. Ecco perché, una dieta ricca di fibre, riduce la frequenza degli episodi di incontinenza fecale e regolarizza gli equilibri delle funzioni intestinali. È noto che l’alimentazione ricca di cereali, verdura, legumi facilita la defecazione. La stipsi può complicarsi con l’incontinenza, in tal caso, le feci che ristagnano nell’intestino si disidratano, l’evacuazione diventa dolorosa e viene istintivamente bloccata , si riduce il senso di bisogno di evacuare. Condurre uno stile di vita attivo, dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali, assumere una corretta postura durante la defecazione, aiuta a ovviare alla stipsi e ad evitare o rallentare l’evoluzione dei fattori che causano l’incontinenza. Nei casi in cui la diarrea contribuisca al problema, un’alimentazione ad alto contenuto di fibre, può aiutare. È importante eliminare, almeno momentaneamente, i prodotti che contengono lattosio.
In questi casi i probiotici hanno proprietà benefiche senza effetti collaterali. Le funzioni che vengono loro attribuite sono in continuo aumento per numero e importanza: difensiva, anti-disbiosi, metabolica, digestiva, praticamente su tutti i sistemi dell’organismo. La funzione difensiva implica l’interazione positiva dei batteri probiotici con le mucose intestinali stimolando il sistema immunitario locale. Le pareti intestinali si difendono dall’attacco di microrganismi “nemici” grazie alla produzione di muco e alla secrezione di sostanze ad azione antibatterica. Ciò attraverso il potenziamento dei ceppi di microrganismi benefici e contrastando la diffusione di quelli patogeni il cui sviluppo incontrollato altera gli equilibri. I fattori che possono scatenare la disbiosi comprendono stress, uso e abuso di antibiotici, alimentazione disordinata responsabile di diarrea, stipsi, meteorismo e dolore addominale.
Il trattamento farmacologico: la terapia medica include farmaci antidiarroici come la loperamide cloridrato o il difenossilato. Riducono le contrazioni dell’intestino, rallentano la motilità intestinale ed il transito con maggior riassorbimento di acqua dalla massa fecale che acquista più consistenza. Si riduce quindi la frequenza delle evacuazioni. Altri farmaci che possono essere di beneficio includono l’amitriptilina, che diminuisce le contrazioni rettali, e la clonidina a basso dosaggio con effetto α-adrenergico per ridurre la sensazione di distensione rettale e l’urgenza alla defecazione.
CONCLUSIONI
L’incontinenza fecale è un disturbo fonte di imbarazzo e disagio, che porta all’isolamento e si manifesta con l’avanzare degli anni per cui si tende a considerarla una condizione irreversibile nel ciclo vitale di un essere umano e non a trattarla come una vera e propria patologia e a studiarla poco; in realtà si osserva anche nella popolazione giovane e adulta. La disponibilità degli ausili monouso ad assorbenza per incontinenti non deve e non può prescindere dall’attuazione di idonei interventi: invitare o accompagnare l’assistito, anche su sua richiesta, in bagno ad intervalli regolari, fargli eseguire esercizi per facilitare la presa di coscienza, rinforzare il sistema di sostegno degli organi pelvici e così curare o almeno ridurre in modo significativo l’incontinenza. Il primo approccio terapeutico è di tipo conservativo con un percorso riabilitativo che tenga conto della eterogeneità delle problematiche da trattare, e della possibilità di selezionare i casi più complessi che necessitano di un trattamento di tipo chirurgico. Attraverso i Medici di Medicina Generale, i Ginecologi, gli Urologi e i Geriatri, col supporto delle associazioni di pazienti come la FINCOPP, è fondamentale promuovere una corretta informazione con un linguaggio semplice ed appropriato sul tema dell’ incontinenza sia urinaria che fecale, il che sta anche alla base della prevenzione. In questo contesto va valorizzata la collaborazione multidisciplinare e multiprofessionale di medici specialisti, infermieri, fisioterapisti, ostetriche, psicologi, costruita sui bisogni della persona e della sua famiglia.
Altra tappa fondamentale nel percorso per il benessere del nostro intestino è la riabilitazione del pavimento pelvico, cui abbiamo deciso , proprio in virtù della validità nei campi di applicazione e dei risultati, di dedicare una pubblicazione ancor più approfondita nella prossima pubblicazione.
Estrapolazione e rivisitazione dell’articolo scientifico pubblicato nella rivista specialistica Pelviperineologia, ad opera di: MATTEO BRUNO1, NICOLA GHIRALDO2, ANTONELLA CAVALIERI3, ORNELLA BRIGO4
GIUSEPPE DODI2
1 Comitato Scientifico Fincopp, San Giovanni Rotondo, Foggia, 2 Centro Pelvi, Padova,
3 Ostetrica, Padova, 4 Infermiera Professionale, Vicenza
Leggi l’articolo completo https://www.pelviperineologia.it/marzo-2021/pdf/pelviperineologia-marzo-2021.pdf
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