Nella donna: in ordine di frequenza corpo dell’utero\endometrio, collo dell’utero, ovaie, retto, vescica, cute, vulva, ano, vagina. Nell’uomo: in ordine di frequenza prostata, retto, vescica, ano, cute.
La prevenzione secondaria ossia la diagnosi precoce si fa (oltre che con un’attenta valutazione personale dei propri sintomi che possono non sembrare specifici), per il collo dell’utero con lo screening annuale (Pap test), per la prostata con l’esplorazione anale da parte dell’urologo, per il retto e il colon con la ricerca del sangue occulto nelle feci e l’endoscopia (rettoscopia-colonscopia) da parte del Medico di famiglia e del proctologo e per la vescica con l’esame dell’urina. È fondamentale che il Medico di famiglia valuti sempre i fattori di rischio personali del paziente.
Esiste realmente l’andropausa? Con l’avanzare dell’età in una percentuale variabile di uomini il fisiologico calo dell’ormone testosterone prodotto dai testicoli può produrre, insieme a molti altri fattori, ad esempio vascolari, difficoltà urinarie, difficoltà nell’erezione, riduzione della fertilità. E’ un processo molto più lento di quello che avviene in tutte le donne con la menopausa.
L’ascesso è una raccolta di pus dovuto ad una infezione, la fistola è la fase cronica della stessa infezione. Se la causa dell’infezione è nell’ano si tratta di ascesso o fistola “anale” (70% dei casi) e in genere sono necessari almeno due interventi, per drenare il pus e poi per curare la fistola che appare come una galleria che mette in comunicazione la pelle e il canale anale passando attraverso gli sfinteri. Se l’infezione è limitata ai tessuti intorno all’ano (“perianale”, 30% dei casi) e i microbi che la sostengono NON sono di origine intestinale, il drenaggio è di solito sufficiente. L’ascesso va sempre drenato (svuotato) chirurgicamente se ciò non avvene spontaneamente. Gli antibiotici son controindicati, salvo casi particolare in quanto espongono ad un maggior rischio di recidiva. La terapia delle fistole anali mette a rischio la continenza alle feci. Le fistole possono mettere in comunicazione in vario modo tra loro retto, vagina, vescica.
È la fuoriuscita di un viscere da un orifizio naturale. Nel pavimento pelvico possono prolassare dall’ano le emorroidi (frequente), oppure la mucosa del retto o anche tutto il retto (raro). Dalla vagina può prolassare l’utero o la vescica oppure la parete del retto o anche la base della cavità addominale con abbassamento dell’intestino (enterocele). Il prolasso si misura in vari gradi.
Le emorroidi non sono vene varicose ma un tessuto molto vascolarizzato, tre cuscinetti, simile ai corpi cavernosi degli organi sessuali, utile per la continenza. Vengono valutate con l’anoscopio (un piccolo tubo illuminato); l’esame è necessario quando le emorroidi – che tutti abbiamo – facciano parlare di sé, e ciò vale sia per le emorroidi esterne (sotto la pelle, che se si gonfiano all’improvviso e fanno male) che, soprattutto, per le emorroidi interne (sotto la mucosa, che sanguinano o prolassano, ossia fuoriescono con la defecazione e possono dare fastidio).
È una defecazione insoddisfacente ‘in senso ritentivo’. Viene schematicamente distinta in forme da rallentato transito intestinale (le defecazioni non sono giornaliere) e da difficile espulsione delle feci che possono essere molto dure oppure anche molli, ma espulse in varie riprese. Molti chirurghi ritengono che quest’ultimo problema sia dovuto a delle alterazioni delle pareti del retto e propongono interventi correttivi costosi e pericolosi, trascurando quelle forme di mancato coordinamento ossia contrazione dello sfintere invece del suo rilassamento (dissinergia), facilmente curabili con la riabilitazione del pavimento pelvico.
La penetrazione anale per non essere dolorosa e non provocare lesioni richiede una buona lubrificazione del canale anale e un adeguato rilassamento dello sfintere. L’anoderma e la mucosa rettale sono più delicati rispetto alle pareti vaginali, quindi un effetto traumatico con il contatto con il sangue di un soggetto infetto può favorire il contagio di malattie a trasmissione sessuale (sifilide, gonorrea, epatite, HIV, ecc.). Il coito anale non è causa di incontinenza.